Ora Provincia di Lecce, Comune di Parabita, Italia Nosta e Università degli Studi del Salento lavoreranno ad un progetto comune, che metta insieme anche le forze finanziarie utili a garantire una catalogazione ragionata e la giusta fruizione al pubblico di un patrimonio artistico così vasto e straordinario, un tesoro segreto su cui il Salento potrà contare in termini di attrattiva turistica e di sviluppo.

La Grotta delle Veneri è già stata oggetto di una lunga indagine archeologica dell’Università di Pisa, svolta in collaborazione con la cattedra di Paletnologia dell’allora Università di Lecce già tra gli anni Sessanta e Settanta. La Grotta è nota in tutta Europa per aver restituito non solo importanti testimonianze della vita dei cacciatori del paleolitico ma anche eccezionali testimonianze del loro vissuto simbolico: 2 statue in osso (le “Veneri”, appunto) e 400 pietre e ossa decorate con incredibili incisioni.

Un primo passo per la conoscenza e la valorizzazione della Grotta è stato il trasferimento dell’enorme quantità di reperti dal deposito dell’Università di Pisa in cui erano sistemati al Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università del Salento; un trasporto e un ritorno a casa voluto e finanziato dalla Provincia di Lecce con la regia tecnica della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia.

Ora che sono tornati nella loro terra, questi reperti attendono di essere visti e conosciuti dal grande pubblico: il loro restauro, la loro conservazione, catalogazione, sistemazione in un contesto di fruizione pubblica dovrà essere una delle prerogative delle prossime settimane di lavoro dell’Amministrazione Provinciale, in sinergia con il Comune di Parabita, Italia Nostra e l’Università del Salento, soggetti che si sono tutti distinti per la volontà di recuperare e valorizzare questo straordinario sito di interesse archeologico della nostra provincia.