Cutrofiano

Cutrofiano è un paese agricolo che produce olio, uva, tabacco. Vanta un’attività artigianale di buonissima tradizione legata all’arte figula. Nel territorio del piccolo comune salentino, abbondano i depositi pliocenici e i banchi di argilla giallastra; questa viene utilizzata dagli abili artigiani cutrofianesi per farne vasi, stoviglie, soprammobili ed altro. Gli oggetti di terracotta prodotti, frutto di ineguagliabile maestria, già conosciuti fin dal seicento, hanno conquistato col tempo i mercati più importanti, varcando anche i confini nazionali. Cutrofiano, e non poteva essere altrimenti, è sede di una importante mostra dell’artigianato figulo che si tiene ogni anno dal 7 al 20 agosto. Cutrofiano, secondo storici come il Maselli (nativo del posto) ed il Lama vanta origini romane. Il toponimo, per alcuni, deriverebbe dal latino cultus lan i; altri studiosi, invece, fanno riferimento ai cutrubbi (così erano chiamati gli orci per contenere l’olio), per avanzare l’ipotesi che il nome potrebbe derivare da Cutrubano (colui che costruisce od usa cutrubbi). Il paese fu devastato e raso al suolo dai Barbari; quindi rinacque per la tenacia dei nativi e per la magnanimità dei greci che molto fecero per questa cittadina, anche se oggi non ci sono più segni del loro passaggio. Grande importanza ebbe per Cutrofiano la famiglia Filomarino, che tra l’altro introdusse nel paese l’allevamento di razze equine, che fino all inizio dell’attuale secolo, è stata una delle attività trainanti per l’economia locale.

Il patrono di Cutrofiano è S. Antonio da Padova che viene festeggiato tre volte nell’arco di un anno. Il 17 febbraio, perché si vuole ricordare un famoso miracolo avvenuto nello stesso giorno del 1810; quel giorno nell’aria si sentiva una strana atmosfera, la s’intuiva perché tutti gli animali erano stranamente irrequieti; all’improvviso cominciarono ad avvertirsi sordi boati, con l’andar del tempo sempre più forti: era il terremoto. Gli uomini presero i bambini e scapparono verso la campagna. Si vedevano muri crollare, strade che si aprivano, monumenti ondeggiare paurosamente. I Cutrofianesi, allora, si rivolsero a S. Antonio da Padova, santo protettore, affinché salvasse loro ed il paese. Il santo, a quanto pare, li ascoltò e le scosse terminarono. Gli abitanti del paese, per paura, non rientrarono nelle proprie case e preferirono passare la notte all’aperto accendendo dei grandi falò. Questo è diventato tradizione ed ogni anno, il 17 febbraio, vengono accesi grandi falò in onore del santo. Le celebrazioni religiose si svolgono il 12 e 13 giugno, giorni in cui il mondo cristiano intero celebra ed onora il santo. I solenni festeggiamenti, “La festa grande” si effettuano il 7, I’8 e il 9 agosto e coincidono con 1′ importante mostra figula. I cutrofianesi sono conosciuti con il soprannome di “figuatari” per via della loro maestria nel lavorare la terracotta. Altro soprannome legato al loro paese è quello di “‘mpatulati” cioè gente che vive nelle paludi, perché la loro zona un tempo era piena di acquitrini.