Il Salento degli stornelli, dei canti d’amore e di lavoro, accompagnati spesso dal ritmo dettato da un tamburello, è la terra degli alberi di canto e di cultura, i depositari della tradizione salentina. Uccio Bandello era proprio uno di loro, uno degli ultimi cantori salentini dalla voce straordinaria. Nato a Cutrofiano nel Basso Salento, nel 1917, Antonio (Uccio) ha sempre lavorato nei campi ed è proprio qui che sviluppa la sua attività di cantore dalla vocalità possente e duttile al tempo stesso.

Fa parte ormai della leggenda il fatto che comprò il campo vicino a quello dell’amico e rivale Uccio Aloisi per poterlo sfidare nel canto. Ed è proprio qui, nei campi di tabacco che si verifica per entrambi la svolta della loro vita. Aloisi incontra Uccio Bandello, che da tempo segue ed ammira per la sua splendida voce.

Aloisi ha un campo “alli munti”, proprio vicino a quello di Bandello. La notte entrambi vanno a raccogliere il tabacco nei propri poderi, al buio non si vedono, ma appena Uccio Bandello inizia a cantare, Uccio Aloisi gli risponde a ritornelli alterni. Succede così che Uccio Aloisi, conquistato dalla voce del vicino, molla il suo tabacco e va a raccoglierlo nel campo di Bandello con l’unico intento di duettare con quello che egli stesso ritiene il maestro. Bandello, più grande di Aloisi di 11 anni, aveva infatti studiato in Conservatorio a Lecce, che raggiungeva percorrendo i 27 chilometri in bicicletta.

Tanti i gruppi musicali con vari cantori, musicisti e coristi che nascono in quegli anni di grande fermento musicale popolare. Si suona ovunque, nei saloni dei barbieri, nei circoli, nelle campagne e nelle case private, feste popolari e matrimoni. Tra questi i più famosi sono proprio loro, “gli Ucci”, come affettuosamente i cutrofianesi chiamano Bandello e Aloisi. Il primo sostiene la prima voce, Aloisi la seconda e Leonardo Vergaro il basso.

Il gruppo con cui talvolta ha collaborato Luigi Stifani, si è imposto per la qualità e la genuinità della musica tenendo concerti sia in Italia che all’estero, per oltre un ventennio, con un repertorio di canti di lavoro, ninne-nanne, stornelli, canti religiosi, canti d’amore e pizziche. La fortuna arriverà nel 1993, anno in cui Sergio Blasi, colpito dalla voce di Bandello e di Aloisi dopo averli invitati a cantare al suo matrimonio, li propone come rappresentanti della musica del tarantismo salentino alla “Notte della Taranta”. Il 27 giugno 1998 Uccio Bandello viene a mancare: non riuscirà a raccogliere i frutti di quanto pazientemente e laboriosamente ha seminato.

Apprezzato e riconosciuto come “la voce” per eccellenza dei cutrofianesi, Bandello, presente anche nel film “Pizzicata” di Edoardo Winspeare, è stato l’esempio a cui ispirarsi per tutti coloro che animavano i gruppi musicali del tempo. Persona schiva e riservata, ma maestosa quando cantava, Antonio aveva un dono prezioso e con la sua voce riusciva a incantare tutti intorno a sé.

Il figlio Tonio racconta che durante la prigionia in Africa Bandello ottenne dagli inglesi cibo per lui e per tutti gli altri prigionieri in cambio delle sue esibizioni canore per i sottufficiali. Anche quando tornava a casa in bicicletta da Collepasso (Le) la gente lo aspettava sull’uscio per ascoltarlo ed offrirgli del vino per complimentarsi. “L’aria de li fochi”, così descriveva la sua preziosa voce attraverso l’uso della tecnica polifonica nel canto, come gli spettacoli pirotecnici che esplodono in cielo ad un ritmo mai prevedibile.