Otranto, la “Porta d’Oriente”: una città fra due mari

Se siete degli amanti del mare e delle albe, allora quest’estate dovete soggiornare a Otranto, la città in cui il giorno nasce, prima che il sole illumini il resto del Bel Paese.

Più
vicina all’Albania che a Roma, più greca che latina, punto di separazione tra
Mar Ionio e Mar Adriatico, questa antica roccaforte, nel cuore del Salento,
sorge lungo il litorale adriatico nel punto più orientale della penisola,
noto come Capo d’Otranto (o Punta Palascia). La città è anche
nota come la “Porta d’Oriente” e per lungo tempo ha svolto la funzione
di ponte tra il mondo orientale e il mondo occidentale, trasformandosi in un
crocevia di culture e civiltà. Complice la sua posizione geografica e lo sbocco
sull’Adriatico, chiamato anche Canale d’Otranto – che separa l’Italia
dall’Albania.

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Otranto: una fortezza sul mare

Annoverato come
uno dei borghi più belli d’Italia, riconosciuto Patrimonio Culturale
dell’Unesco
e sito Messaggero di pace, Otranto rappresenta la meta ideale
per chi ama la storia e l’arte, il sole e il mare, il buon cibo e il folklore.

Cenni storici: la
perla bianca contesa dai Mori

Otranto
fu centro ellenico, romano, bizantino, normanno e aragonese.

Le
prime testimonianze di insediamenti umani risalgono all’età del ferro, fino
all’arrivo dei Messapi che resero la città, e buona parte della penisola
salentina, la “terra di mezzo”. Seguì poi la dominazione greca: così come
scrive Antonio Antonaci “Otranto ha della polis greca tutte le
caratteristiche fondamentali”. La città si impregnò completamente della cultura
greca, al punto che ancora oggi alcune parole del dialetto idruntino derivano
dal greco antico. Sopraggiunsero poi i Romani, che fecero di questo borgo una
delle città marinare più importanti della Puglia. Ma fu sotto la seconda
dominazione bizantina che Otranto raggiunse il massimo splendore, guadagnandosi
l’appellativo della “Bisanzio del Sud”.

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La cappella degli 800 martiri

Tuttavia,
la posizione strategica della città rappresentò lo scacco matto nelle mani dei
Turchi. Perla bianca contesa, la città fu presa d’assalto dai Mori
nell’estate del 1480, quando 18.000 pirati ottomani approdarono lungo le
coste con una flotta di 150 navi. L’attacco turco fu violentissimo: la città fu
saccheggiata e depredata, gli edifici distrutti, i cittadini uccisi
barbaramente o obbligati alla conversione. Nonostante un’estenuante resistenza,
la città cadde in mano straniera e 800 otrantini maschi, rifiutatisi di
convertirsi all’Islam, furono decapitati sul colle Minerva. Il
dominio dei Turchi
durò un anno, fino all’arrivo degli Aragonesi che
riuscirono a liberare la cittadina e avviarono opere imponenti di ricostruzione
e fortificazione dando nuova dignità al popolo idruntino.

La storia
più recente della città è segnata dallo sbarco, nel 1991, di profughi albanesi
in fuga dal loro paese che guardarono all’Italia come il “sogno americano”. Anche
in questa occasione, i cittadini d’Otranto dimostrarono la loro forza, il loro
coraggio e la loro impagabile cordialità.

Perché si chiama
“Otranto”? Tra storia ed etimologia

Otranto è anche
nota come la “città d’acqua”, giacché storia ed etimologia concorrono a
creare un legame indissolubile tra l’antico borgo e l’elemento Acqua.

La città è,
infatti, attraversata dal fiume Idro, che in epoca ellenica e romana fu
navigato per il trasporto delle merci verso l’entroterra; mentre le sue coste
sono bagnate dal mar Adriatico, che fu via d’accesso per i Mori nel 1480.

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Il lungomare

“Vista
dal mare, Otranto appare ancora come una fortezza, con i bastioni a picco
sull’acqua, ma dietro la vuota abbondanza di mura e torrioni, un prodigio di
viuzze in salita, in discesa, di casette bianche, di palazzotti tufacei. In
queste viuzze i fatti della storia sono rimbalzati come pomi maturi, da un
secolo all’altro, e giunti fino a noi: qui le palle delle bombarde turche,
scagliate cinquecento anni fa, reggono i gradini di accesso alle case”.  (Maria Corti, L’ora di tutti, 1962)

Dolce o salata,
l’acqua rappresenta un portale tra passato e presente. Ma gli studiosi
riconosco in questo elemento anche l’origine etimologica del nome della città.
Le teorie, a lungo dibattute, sono contrastanti: secondo alcuni il toponimo
deriverebbe dal latino Hydruntum con cui si indicava il fiume Idro (Hydrus);
per altri risuonerebbe simile a Hodontro, termine usato per indicare
un’altura a ridosso del porto della città e che deriva dalla parola messapica hodra,
ovvero “acqua”. In ogni caso, oggi la “città d’acqua” è chiamata “Ótruntu” dai
suoi cittadini più veraci.

Otranto: una
fortezza sul mare sospesa in un “non-tempo”

Otranto è una città sospesa in un “non tempo” eterno in cui secoli di storia, e di incontri e scontri tra civiltà, sono testimoniati dalle antiche cinte murarie, dal castello e dai bastioni, dalle torri e dai palazzi tufacei, dalle monumentali chiese e dai tesori che vi sono custoditi. La città rappresenta un piacevole stordimento per i sensi: il profumo di salsedine va mischiandosi con quello del pesce fritto e del caffè appena fatto; il bianco delle casette, e delle vie lastricate in pietra, si sporca dei colori sgargianti delle porcellane, delle carte pesta e dei cesti di vimini esposti fuori dalle botteghe antiche; il caldo delle giornate estive è smorzato, di tanto intanto, dal fruscio del vento che soffia dal mare. Il mare e le spiagge di Otranto nel Salento sono da vedere, un mare “azzurrissimo” in cui i turisti possono trovare refrigerio concedendosi lunghe nuotate o piacevoli ore di relax, sorseggiando una granita al limone in spiaggia.

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Spiaggia degli Alimini

Che siate appassionati di storia e arte, o di natura e fotografia, Otranto e le sue coste, sono il luogo perfetto in cui trascorrere le vostre prossime vacanze, alla scoperta di monumenti antichi, oasi naturali (come la Baia dei Turchi e i Laghi Alimini) e anfratti preziosamente desolati (come Punta Palascia e il suo faro).

Cosa vedere a
Otranto?

Il
fascino storico di Otranto è conservato all’interno delle antiche mura
difensive che un tempo racchiudevano l’intero borgo. Per accedervi è
consigliabile parcheggiare nelle zone di sosta adiacenti alle mura o nelle
stradine perpendicolari al porto, così da poter comodamente passeggiare fino al
centro.

Superata la soglia di Porta Terra, si erge Torre Alfonsina: costruita a difesa degli attacchi nemici, rappresenta il varco per l’ingresso alla città aragonese. 

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Porta Terra

Passeggiare lungo
le stradine del centro idruntino equivale a fare un viaggio nel passato,
attraverso epoche storiche lontane e diverse.

In Piazza Basilica si erge l’edificio sacro più importante della città: la Cattedrale di Santa Maria Annunziata.

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La Cattedrale di Otranto

Edificata sulle
rovine di insediamenti d’epoca messapica, romana e paleocristiana, è la
cattedrale più grande del Salento. Fu consacrata nel 1088, ma fortemente
danneggiata durante le devastazioni turche. Oggi, la cattedrale presenta una
facciata visivamente pulita che concilia assieme elementi bizantini, gotici e
romani. Il rosone centrale è di foggia rinascimentale mentre il portone
d’ingresso è in stile barocco.

Gli spazi interni sono divisi in tre navate e in quella destra è presente la Cappella dei Martiri di Otranto; al suo interno 7 grandi teche conservano i resti degli 800 Martiri trucidati dai turchi sul colle Minerva mentre dietro l’altare è deposto il sasso usato dal boia per la decapitazione. Elemento di inestimabile valore artistico è il pavimento della cattedrale, interamente ricoperto da un mosaico d’epoca normanna. Tra i più grandi in Europa, quest’opera maestosa fu probabilmente realizzata dal monaco Pantaleone. Il mosaico si compone di oltre 600.000 pezzi e raffigura un enorme arbor vitae.

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Castello Aragonese

Percorrendo via Castello si arriva al Castello Aragonese. Capolavoro di architettura militare, questa imponente struttura difensiva fu realizzata per volere di Ferdinando d’Aragona. La fortezza, a pianta pentagonale con tre torrioni e un bastione, è circondata da un profondo fossato, oggi attraversabile grazie al ponte in pietra che ha sostituito il vecchio ponte levatoio. Le stanze, i labirintici sotterranei e i sedicenti passaggi segreti, sono oggetto di suggestioni e leggende nell’immaginario collettivo. Il castello è, infatti, avvolto da un’aura di magia e mistero spettrale che ha ispirato poeti e scrittori. Celebre il primo romanzo gotico della storia “The Castle of Otranto” redatto dallo scrittore inglese Horace Walpole. Chissà che aggirandovi tra le stanze del castello non vi possiate imbattere anche voi nel fantasma di un’anima in pena!

Proseguendo
per Via de Ferraris si può giungere sul Lungomare degli Eroi. Un enorme
balconata sul mare, illuminata di sera dai grandi lampioni agli angoli. Qui si
erge il Monumento agli Eroi e Martiri, in uno spiazzo ampio e
assolutamente pittoresco che concede di passeggiare al di sopra del livello del
mare godendo di un panorama color smeraldo.

Otranto è una città millenaria dal patrimonio storico e artistico inestimabile, non basterebbero pagine e pagine per raccontarne le bellezze. Si consigliano quindi le visite alla Torre dell’Orologio, in Piazza del Popolo, alla Cappella della Madonna dell’Altomare, alla chiesa bizantina di San Pietro, l’impressionante Ipogeo di Torre Pinta, Palazzo Lopez, il Santuario di Santa Maria dei Martiri e al Porto di Otranto, un piccolo golfo un tempo scenario di storiche battaglie e sbarchi.

Cosa mangiare a
Otranto?

La cucina
hydruntina
si serve dei prodotti tipici del territorio. Seguendo la tradizione
salentina
, la gastronomia della città è ricca di sapori e odori: dal vino,
all’olio extra vergine d’oliva,  dalle
verdure, al pesce fresco e alla carne, dal gelato ai dolci da forno. Ehi
turista, quando tu vieni in questo posto italico, attento a non morire di
piacere!

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Le sagne ‘ncannullate

Tra
i primi piatti si annovera: la taieddha salentina, uno sformato di riso,
patate e cozze nere; le sagne ‘ncannullate, pasta fresca simile alle
tagliatelle servite con sugo di pomodoro fresco; la minestra di farro con i
frutti di mare e lo scorfano; le fae nette e foje, un passato di fave
con l’aggiunta di cicorie accompagnate da pane tostato.

Tra
i secondi si propongono: le pittule, pasta lievitata e fritta; i muersi
fritti – basati sulla filosofia delle antiche massaie per cui nulla dovesse
essere sprecato- sono un insieme di legumi e rape, con tocchetti di pane
fritto; lo sformato di melanzane ripiene; la frittura mista di pesce appena
pescato o il pesce al forno.

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I pasticciotti molto amati anche a Otranto

Tra i dolci più tipici, e che non possono mancare sulle tavole salentine, ci sono: i dolci alla pasta di mandorle; il pasticciotto, un friabile guscio di pasta frolla ripieno di crema pasticcera; il semifreddo agli amaretti. Va da sé che nel cuore del Salento sia imperativo accompagnarsi a tavola con un buon bicchiere di vino: dal Frassanito, al Principia Negramaro, al Priante, a voi la scelta!

Caro lettore cosa aspetti? Prenota anche tu la tua prossima vacanza a Otranto: la città tra occidente e oriente! Martina Patera