Matino

Matino dista circa 40 Km. da Lecce. Da qualche anno, vocazione tendenzialmente agricola del territorio, sta lasciando spazio alla piccola industria. La zona industriale vede il prolificare di fabbriche di confezioni, di calzature, e tutto l’indotto che, a queste, serve. In ogni modo Matino continua ad essere il paese del vino (DOC per qualità, gusto e gradazione dell’olio e del tabacco. L’attuale industriosa cittadina deve la sua nascita, secondo la tesi di storici affidabili come lo Schiavani, il Cataldi e l’Arditi, ad un manipolo di persone sfuggite alla distruzione di Alezio e di Parabita tra il IX e il X secolo, che trovarono rifugio su quelle piccole alture che probabilmente si chiamavano Matine. Nel 1190, il Re Tancredi diede il feudo di Matino a Filippo Personè; a questo subentrarono gli Antoglietta, i Maramonte e Del Tufo. Un Del Tufo, il Marchese Ascanio, introdusse nella zona l’allevamento di una razza equina bella e maestosa di cui parlano alcuni documenti ancora oggi fruibili, che però nel 1827 si è estinta.

Protettore di Matino è San Giorgio, che viene festeggiato il 23 aprile. Gli abitanti di Silene, in Libia, erano minacciati da un immenso e vorace drago. Per evitare la distruzione del paese, essi offrivano quotidianamente alcune pecore all’animale. Quando gli ovili si svuotarono, i Silenecesi decisero di sacrificare, per il bene del paese, volta per volta se stessi. IL giorno che la vittima destinata al sacrificio, era addirittura la figlia del re, passò per il paese San Giorgio, ambasciatore del Cristianesimo in Africa, che affrontò ed uccise il drago. Quest’encomiabile azione spinse alla conversione quasi tutta la popolazione libica. Gli abitanti di Matino sono detti “bruscia-pajare”; probabilmente per porre l’accento sul loro carattere passionale, impulsivo e violento che, tuttavia, si manifesta solo per breve tempo; il tempo, appunto, che impiega una “pajara” (tipica costruzione del paesaggio rurale di Matino, fatta essenzialmente di paglia) per bruciare.