Le origini di questa tradizione sono strettamente legate alla storia di questa Abbazia che fu fondata intorno all’anno 1000 dai monaci Basiliani di disciplina bizantina, molti dei quali, perseguitati dagli imperatori iconoclasti, si rifugiarono in Terra d’Otranto dove fondarono numerosi cenobi tra cui quello dedicato al culto di San Mauro.

L’Abbazia di San Mauro nel corso dei secoli diventò sempre più importante sia per la posizione strategica sulla collina dell’Altolido, sia per i numerosi lasciti e donazioni che molti fedeli fecero a favore della comunità religiosa, sia come centro di cultura insieme a S. Nicola di Casole presso Otranto e Santa Maria del Mito ad Andrano; inoltre dopo la distruzione di Gallipoli e del Monastero di S. Maria delle Servine avvenuta nel 1284 ad opera degli Angioini, divenne il centro religioso più autorevole nei dintorni di Gallipoli.

Nel 1576 il terreno appartenente al monastero si estendeva per circa 2 miglia; da esso dipendevano alcune grance, una specie di masserie, ed appezzamenti ecclesiastici (San Salvatore in feudo di Sannicola, Santa Maria del Civo presso Taviano, Santa Maria dell’Alizza in Alezio, San Basilio in Gallipoli, Sant’Anastasia in territorio di Matino, ecc.).

E’ in questo contesto di influenza culturale, religiosa ed economica sul territorio da parte dell’Abbazia che, ogni 1° maggio (data che nel calendario greco era dedicata a S. Mauro) si celebrava la messa solenne in onore di San Mauro e, insieme ai festeggiamenti religiosi, si svolgeva la fiera nella quale artigiani, commercianti, contadini esponevano i loro prodotti.

Intorno alla chiesetta affluivano le genti provenienti dai centri abitati e dalle masserie circostanti: lo afferma il vescovo di Gallipoli Monsignor Cybo nel 1567. L’usanza dello scambio tra fidanzati di vassoi ricchi di primizie e doni aveva molto probabilmente, il compito di suggellare la promessa di matrimonio secondo l’usanza bizantina ( L. Tria “La disciplina giuridica del matrimonio secondo le consuetudini di Terra di Bari” pubblicata su Japigia anno 7° fascicolo 4).

L’origine di questa tradizione è da ricercarsi negli antichi riti, tipici della società contadina, legati all’arrivo della primavera e dei frutti, alla fertilità e alla rigenerazione dei terreni, come del resto è testimoniato nel Masciu dallo scambio che le giovani coppie si fanno di vassoi colmi dei doni della terra.

Molti sono gli studiosi che si sono occupati della storia di San Mauro ed alcuni di essi hanno menzionato nelle loro ricerche la festa de “lu masciu” come P. Giovanni Barrella S. J. nell’opuscolo intitolato “L’antica Abbazia di S. Mauro in agro di Gallipoli. Note di storia e d’arte”, il Gabrieli nella “Bibliografia di Puglia”, pubblicata sulla rivista Japigia 3° numero anno 1931 dedicato al folclore, lo Scrimieri in “Immagini e storia di San Mauro in territorio di Sannicola” la Zagaglia nn. 36 e 37 del marzo 1968, il Musca in “Un anno a Sannicola”. (Proverbi – usanze – tradizioni – notizie) pag. 94, Editrice Salentina 1990.