Il tratto sopravvissuto di questo colossale muraglione a secco (niente a che vedere coi muretti a secco che segmentano le campagne pugliesi…) si trova in agro di Sava. In un tratto sfiora i tre metri di altezza, in altri è diruto e quasi atterrato. Misura alla base una ampiezza di ben sette metri e mezzo, ed ha sezione trapezoidale. E’ costituito da due cortine di grossi massi con un riempimento di terra, ciottoli ed altri materiali di risulta; sul versante orientale, che guarda verso Sava (e le terre che furono dei Messapi, poi dei Bizantini) è intervallato anche da pietre sporgenti che formano scalette e da rientranze semicircolari, nelle quali nei secoli furono messia dimora ulivi; l’incamiciatura che guarda verso Taranto (e le terre che furono dei Tarantini greci e poi dei Longobardi) è più rozza e priva di scalette.
Cosa divideva questo «limitone dei Greci»? Il territorio della greca Taras da quello dei Messapi, intorno al IV secolo a.C., oppure il territorio della Taranto longobarda fra VI e VII secolo d.C. da quello dei Greci del Salento, ovvero dei Bizantini? Per ora non c’è risposta univoca. Rossetti riporta che il «limitone» aveva inizio sulla costa jonica, in agro di Marugggio, a Torre Borraco, attraversava i territori di Sava, San Marzano, Grottaglie, Villa Castelli, quindi deviava verso Martina e si chiudeva, sempre sullo Jonio, all’altezza di Torre Tara, nei pressi di Metaponto, con un circuito di circa 167 chilometri, corrispondente grosso modo alla chora tarantina di età magno greca ma anche al territorio dell’Universitas (Comune) di Taranto nel Medioevo.

Giuseppe Mazzarino
Gazzetta del Mezzogiorno ed. Taranto 23/11/2006

Sull’argomento un articolo:

Giovanni Stranieri Un limes bizantino nel Salento? La frontiera bizantino-longobarda nella Puglia meridionale. Realtà e mito del “limitone dei greci

Archeologia Medievale
XXVII, 2000, pp. 333-355