Figlio del più grande esponente della musica folk leccese, Enzo raccoglie sin da subito il testimone del padre Bruno, seguendo le sue orme e regalando proprio come lui un’immagine fedele della freschezza e della semplicità della tradizione salentina. Nato a Lecce il 24 agosto del 1967,

Enzo si dimostra da sempre vicino al cuore della gente, la stessa che di lui apprezza la passione per la storia e le tradizioni del nostro Salento e soprattutto la gioia nel tramutarle in note musicali. Le “leccesità” che caratterizzava le canzoni del padre è fortemente presente nella carriera di Enzo Petrachi, che ha accompagnato il padre nell’ultimo perdiodo della sua carriera e ne ha ereditato la vena ironica e la spontaneità nel tradurre in versi la semplicità verace salentina.

Apprezzato anche all’estero, sono tanti i concerti che Enzo dedica ai nostri salentini in terra straniera. Concerti realizzati in diversi paesi europei così come in America; un modo per far sentire meno lontana la propria terra. Ad oggi la discografia di Enzo conta 22 lavori, e ognuno di essi rappresenta il racconto di un periodo della storia leccese, descritto con ironia e animato da ritmi etnici e passi di danza. Tra gli autori che collaborano con Enzo Petrchi ci sono Alberto Graziani e Gino Ingrosso. Le sue canzoni compaiono tra l’altro anche in colonne sonore, come nel caso di “Fine pena mai”.

Il cantante leccese non ha quindi tradito le aspettative e ha continuato ad alimentare il suo repertorio folk di stornellate e successi sempreverdi come “Lu pompiere”, “La coppula”, “La ecchia”, “Fiuri leccesi”, “Mieru mieru”, “Lu carcere è galera”, “Arcu te Pratu”, oltre naturalmente alle canzoni dedicate al padre, come “Palcoscenico” e “Ahi papà miu”, quest’ultima contenuta nel disco “folk salentino”. Una canzone in cui il cantautore leccese racconta il suo legame unico e indissolubile con il padre, racchiudendo la sua ricchezza interiore resa dal padre.