Casarano

Casarano è uno dei più popolosi centri della provincia di Lecce le dista dal capoluogo salentino 46 Km. L’economia cittadina si basa soprattutto sull’industria calzaturiera, che ha creato un notevole indotto artigianale; la produzione, tutta di pregevole fattura, ha da parecchi anni varcato i confini nazionali, avendo conquistato grosse fette di mercato in Europa e nel mondo. Anche l’agricoltura da sempre è fonte d guadagno per gli abitanti del luogo; notevole è, infatti, la produzione di olio e di vino, entrambi apprezzati da molti buongustai italiani. Sulle origini di Casarano molto si è detto e scritto; diverse le tesi sostenute e perorate dai diversi storici e studiosi di cose salentine. Alcuni dicono Casarano di origini sicuramente greche è per dimostrarlo si avvalgono di antichi reperti rinvenuti (affreschi, monete) e del dialetto che presenta evidenti assonanze con la lingua ellenica. Altri e sono la maggior parte (Galateo, Tasselli Ferrari ecc.) confutano questa tesi e la licenziano tacciandola di superficialità ed ingenuità; ci sono sicuramente segni greci, ma sono il risultato di presenze successive alla fondazione. Questi però, se concordano sull’origine romana di Casarano discordano invece sul nome del fondatore. P. Tasseli sostiene che a porre la prima pietra della cittadina fu Cesare Augusto o tutt’al più Cesare Ottaviano e che il primo nome fu Caesaranum. Jacopo Ferrari dice convinto che la nascita della città si deve ad un Cesare centurione romano, cui toccò in assegnazione quella porzione di territorio a condizione di farne buon uso, di sviluppare l’agricoltura e di ripopolarlo.

Brevi cenni
Giacomo Arditi è d’accordo sulla tesi delle origini romane, concorda in un certo qual modo col Ferrari dissente invece col Tasselli argomentando che se era inconfutabili la presenza nel Salento dei due illustri Cesari, era altrettanto inconfutabile che era dovuta ad avvenimenti eccezionali e tragici e comunque sempre per brevissimi lassi di tempo, per cui è impensabile che uno di questi avesse avuto l’opportunità di fondare una cittadina. L’Arditi concorda anche col Ferrari riguardo nome di Casarano che deriverebbe dal Cesare Centurione ma azzarda anche la tesi che potesse derivare da junctio casarum (unione di case). Tra il V e XI secolo, Casarano subì l’assedio dei Barbari l’invasione dei Greci, dei Longobardi, dei Saraceni, dei Normanni questi avvenimenti finirono col nuocere tanto che alla fine del X secolo il numero degli abitanti si poteva contare col pallottoliere. Il destino volle che, mentre Casarano moriva, ad un chilometro distanza sorgesse un nuovo paese, che per la somma d’alcuni avvenimenti fortuiti divenne nel volgere di pochissimo tempo un grosso centro abitato. Nel corso dei secoli successivi Casarano fu feudo dei Tomacelli (giustamente famoso è il Cardinale Paolo Tomacelli divenuto Papa il 2 Dicembre del 1389 col nome di Bonifacio IX), dei Filomarini dei Di Capua, dei D’Acquino ed altri feudatari. Patrono della città è S. Giovanni Elemosiniere, che viene festeggiato la terza domenica di maggio, nell’occasione si svolge anche un importante fiera che richiama in paese numerose persone. Conosciute sono anche la fiera di S. Antonio, che si svolge nell’ultima domenica di luglio e la fiera del S.S. Crocefisso nella II¡ domenica di ottobre.

Brevi cenni
A Casarano è presente anche un’importante struttura ospedaliera voluta nel lontano 1721 dal benemerito Arciprete Don Paolo De Donatis, che serve con efficienza anche i paesi limitrofi. Di grande interesse artistico è la chiesa di S. Maria di Casaranello, unica per i cicli di affreschi paleocristiani e bizantini.
In origine fu Casaranello, nucleo più antico dall’attuale centro urbano, altrimenti denominato Casarano Piccolo. Dell’insediamento si accenna net Registri Angioini sin dal 274, al tempo dl Carlo I. Nel 1412 vi erano ancona 1100 abitanti nel borgo, nei 1797 ne restavano un centinaio. Nei XV secolo. infatti, Casaranello iniziò a popolarsi, a vantaggio dell’attuale Casarano. Secondo il Tasselli sul primitivo sarebbe esistito, agli albori dei Medioevo, un calogerato di Basiliani, ma non vi sono testimonianze attendibili che possano dimostrare tale presenza in Casaranello, sebbene vi siano diffusi su questo lembo dl terra ruderi di antiche costruzioni e vi siano state rinvenute monete e medaglioni bizantini. Il monumento più interessante di questa affascinante area primigenia è la Chiese di Santa Maria della Croce, monumento tra i più autorevoli in Puglia risalenti ad epoca alto medievale. Il prospetto dell’edificio e molto semplice e lineare. Un rosone circolare di modeste dimensioni è posto sul frontone, sovrastante il portale maggiore. La primitiva pianta era a croce latina ed apparteneva ad un edificio paleocristiano dei V secolo sovrapposto ad un ulteriore edificio tardoromano. L’odierna è basilicale, senza la navata centrale. E’ divisa in tra navate divise da sei pilastri, tre per lato.

Le navate laterali più basse vennero aggiunte nel secolo XIV. Il coro è di pianta rettangolare, coperto de una volta semicilindrica, illuminato dalla luce diretta e naturale che proviene da una finestre posta in alto. L’altare maggiore è di stile barocco: un affresco del XIV secolo ritrae la Madonna della Croce, cui la Chiesa è dedicata. Tale pittura deriva probabilmente dall’antica chiesa greca (nel 1412 a Casaranello ai professava ancora il rituale ortodosso. La copula e la volta semicilindrica del coro presentano uno splendido mosaico “eseguito con molta maestria od eleganza”.
E’ l’unico mosaico romano del XV secolo che esista in Terra d’Otranto, sostiene il De Giorgi. “E’ formato d piccoli dadi o tasselli, bianchi, gialli, rossi , verdi e turchini: il bianco e il giallo sono dl calcareo compatto e di terra cotta, il rosso, il verde e il turchino sono di smalto come il vero mosaico romano. La cupola ha un sfondo turchino cupo, e vi girano circolarmente dalle stellette bianche; nei vertice di esse vi è una croce rossa”. Il presbiterio raffigura, entro motivi geometrici, immagini di fiori, frutta e uccelli.

Il ritratto di Urbano VI è solenne. il Pontefice è vestito di abiti sontuosi; te sue mani sorreggono le teste di S. Pietro e S. Paolo cinte di aureole. Del suo capo partono quindici raggi bianchi che risaltano sullo sfondo scuro del dipinto; si due lati del viso è inciso con caratteri maiuscoli quattrocenteschi: BEATUS PAPA URBANUS. Salito sul trono pontificio Pier Tonimaceili, poi Bonifazio IX, volle commemorare in un effigie il suo predecessore; un’epigrafe marmorea, leggibile nel ratrospetto della facciata e appostavi da Antonio Sanfelice nel 1717, commemorare il Pontefice. La volta delta navata centrale presenta, inoltre, due cicli riguardanti la vita di due sante: Santa Caterina d’Alessandria e Santa Margherita. Gli autori degli affreschi sono ignoti. Un enigmatico spazio divide due pitture murali.