Botrugno

Botrugno, dedito alla produzione del tabacco e del frumento, vanta una grandiosa residenza fortificata, eretta dai Castriota nel 500 e restaurata nel 1725; molto bella é la facciata, percorsa da una loggia continua. Dal XIX secolo Botrugno ha eletto a santo patrono Sant’Oronzo. La festa patronale si effettua il 26 Agosto Tradizionale e molto antica é “la festa piccinna”, che si tiene il 20 Settembre, e ancora più tradizionale e sicuramente degna di menzione, é la lotteria detta “Macinula te Santu Ronzu” che la finanziava. La Macinula é un antico arcolaio su cui venivano appese masserizie e leccornie (filze di pomodori, melagrane, meloni d’inverno, peperoni, bottiglie di olio, di vino, di salsa, formaggi, dolciumi ed altro; così composta diventava il premio di una lotteria che trovava la sua naturale conclusione con l’estrazione del biglietto vincete, il giorno della festa. Ciucci erano detti gli abitanti di Botrugno; ma l’epiteto non é per nulla offensivo in quanto fa riferimento all’animale più importante per l’economia del paese, prevalentemente agricola e con un territorio che poteva sfruttare al meglio le capacità lavorative dell’asino.La sagace satira popolare ha in seguito costruito attorno a questo soprannome saporite maldicenze che mettevano in risalto gli aspetti meno nobili del carattere dei Botrugnesi, si racconta, che essendosi consumata la corda delle campane della chiesa, i parrocchiani pensarono bene di sostituirla con dei tralci di vite. Un giorno un asino, approfittando della distrazione del padrone, s”infilò nella chiesa ed attratto dai tralci di vite, cominciò a rosicchiarli con l’inevitabile risultato di far suonare le campane.

Brevi Cenni
I Botrugnesi, sentendo i rintocchi delle campane in un orario inusuale, pensarono ad un miracolo, sospesero ogni attività e corsero verso la chiesa per partecipare in prima persona allo straordinario avvenimento ed invece finirono per assistere allo spettacolo di un asino che tranquillamente faceva colazione. La storia, però, fa giustizia di queste maldicenze, ed evidenzia la determinazione e la nobiltà d’animo degli abitanti di Botrugno. Durante il dominio dei Maremonti, dal XIII al XVIII secolo molti furono le ribellioni e le sommosse contro i loro soprusi. Nel 1582 per esempio, avvalendosi del “Jus prohibendi” (Il diritto di proibire ciò che non era conveniente per il feudatario) il Barone Maremonti fece distruggere un frantoio privato che molava olive a prezzi inferiori rispetto a quelli fissati ufficialmente. I Botrugnesi si ribellarono e ricorsero al Sacro Regio Collegio che a malincuore finì col dare loro ragione. Mezzo secolo dopo, ritroviamo nuovamente gli abitanti del paese compatti contro Tommaso Maremonti, che aveva osato aumentare il prelievo fiscale strozzando l’economia locale. In questo caso si fece ricorso a quello che oggi si sarebbe chiamato “sciopero fiscale”, si rifiutarono in pratica, di pagare le tasse restando indifferenti a tutte le ritorsioni messe in atto, fino a quando il Barone non fu costretto a recedere dai suoi propositi.