Arnesano

Arnesano si trova a pochissima distanza dal capoluogo ed ha un’economia tendenzialmente agricola. Il protettore di Arnesano é Gesù Crocefisso; la sua adozione a patrono é piuttosto recente e nasconde motivazioni politiche ancorché religiose. La motivazione religiosa ci riporta al 1848, anno in cui scoppiò nel paese una nefasta epidemia che regredì, Don Luigi Briganti, portò in processione per le strade del paese il Crocefisso. Soltanto dopo la seconda guerra mondiale ci si ricordò di quest’avvenimento e si decise di affidare il paese alla protezione di Gesù Crocefisso, che pertanto sostituì in questa incombenza la Madonna Assunta. Tra il 1949 ed il 1956 sorsero ad Arnesano due comitati che si occupavano dell’organizzazione dei festeggiamenti uno del Santo Crocefisso, l’altro della Madonna Assunta; nel tempo questi comitati cominciarono ad assumere colorazioni politiche e l’amministrazione comunale del tempo democristiana si ritrovò rappresentata nel comitato per Gesù Crocefisso mentre l’opposizione comunista fece quadrata attorno al comitato per l’Assunta. Nel 1951 si verificò fra le due fazioni una frattura tanto insanabile che portò a nuove elezioni amministrative: Don Gino Siciliano, sacerdote non allineato alla gerarchia ecclesiastica, ed il comitato per l’Assunta fecero istanza per costruire una statua dedicata alla madonna, da collocare nella piazza del paese, l’istanza fu rigettata dalla amministrazione democristiana che per questo fu messa in minoranza e costretta alle dimissioni. Furono indette nuove elezioni e si toccò il fondo quando i due schieramenti politici scesero in campo con due liste civiche che avevano come simbolo il Crocefisso e la Madonna dell’Assunta. continua…

Brevi Cenni
La religione asservita alla politica. Quell’anno a vincere fu ancora una volta la democrazia cristiana, il progetto su accantonato e mai più rispolverato. La festa del Crocefisso si effettua la prima domenica di Luglio. Gli abitanti di Arnesano sono detti nel colorito gergo dei soprannomi “Arnui” e Mozzicasanti”. Il primo trae sicuramente origine dal toponimo “arnus” (agnello) e rimarca senza dubbio il carattere mansueto e tranquillo della gente di questo paese. Di significato diametralmente opposto il secondo; infatti significa “bestemmiatore, dissacratore”.

Palazzo Marchesale
Un’attenta analisi degli ambienti in corrispondenza di “Porta Rande” rivela l’esistenza di un apparato difensivo; senz’altro sopra questa porta esisteva una torre o comunque qualche altra struttura di controllo, mentre gli ambienti dovevano ospitare contemporaneamente l’abitazione del “barone” e il presidio militare. Anche i vari e successivi rimaneggiamenti sembrano rispondere all’esigenza di combinare la funzione di dimora signorile, con ambienti consoni al prestigio aristocratico delle famiglie succedutesi nel tempo, e di residenza feudale, con spazi aperti destinati ad orto e giardino ed altri chiusi nei quali aveva luogo la trasformazione dei prodotti agricoli. Alle opere murarie i Prato fecero seguire lo sfarzoso arredamento, nonché la famosa quadreria. L’iniziativa dei Prato conferì al palazzo l’aspetto che ora presenta.
Nel 1802, forse a causa di qualche fenomeno tellurico, si verificò un crollo dove erano “quelle stanze che formano la gran loggia del largo del Palazzo” (Piazza Paisiello), in seguito al quale la quadreria in parte andò distrutta, in parte fu trasportata a Venezia, in parte fu donata ad amici del marchese Nicolò Prato. Le tele rimaste (“anch’esse andate col tempo in maggior parte disperse tra Roma e Napoli”) furono numerate ed elencate da Michele Bernardini per il giudice De Simone:
n. 15 tele di Oronzo Tiso;
n. 17 tele di Serafino Elmo;
n. 16 tele del concittadino Emanuele Passaby;
n. 40 tele di pittori vari.

Palazzetto di Selvagio Guarini
E’ una delle poche testimonianze dell’edilizia cinquecentesca. Il palazzo di Selvaggio Guarini, di antica e nobile discendenza, uomo d’arme e Sindaco di Lecce per il biennio 1575-76, che scelse di eleggere in Arnesano la propria residenza, da una descrizione del 1670 risultava essere una “casa consistente in curte, camera, stalla, forno…”.
Con la costruzione poi del piano nobile adibito ad abitazione, il piano terra fu adibito a magazzini, forno e deposito.
Il portale d’ingresso alla corte è sormontato dall’impresa araldica, che nei suoi quattro riquadri presenta due volte lo stemma dei Guarini (la moglie, infatti, sposata nel 1552, era la cugina Cardonia Guarini), quello della madre Caterina Tafuri e quello della madre della sposa, Raimondina Francone.
Inoltre, immediatamente sotto la riproduzione dello stemma si legge ancora la parola “TETRAGRAMMATON” (lett. “quattro lettere”), che per alcuni è da intendersi come una parola tendente ad ottenere rispetto, per altri invece come un’enigmatica allusione alla disciplina (l’alchimia?) che il Guarini forse praticava.

Portarande
Porta “Rande” e Piazza Paisiello
Sulla volta di Porta Nuova (comunemente detta “Porta Rande”) …”che dal paese portava, dopo aver superato la piscina della corte baronale (probabilmente il pozzo Casale), a Lecce e a Monteroni”, un’epigrafe conserva il ricordo di un’eruzione del Vesuvio:
piovette cenere
16 xbre a hore 22
1631

Al centro della corte, che divenne poi Piazza Paisiello, era dunque situato il Pozzo Casale. Con delibera del 7/4/1923 si decise “di chiudere e non affogarsi il Pozzo Casale…anche in previsione che possa servire come serbatoio delle acque delle fontanine del non ancora benvenuto Acquedotto Pugliese”.Al suo posto anni dopo fu installata una “fontana ornamentale” che vi rimase fino al 1948, quando fu demolita.
Sul lato destro, venendo da Lecce, la piazza era chiusa dall’abitazione della famiglia D’Alessandro con a lato un vicolo di 30-40 metri. Nel 1969 l’amministrazione comunale decise di acquistare ed abbattere tale abitazione, prolungando la via che però rimase sempre intitolata, così come il vicolo, a Nicola Indennitate.